Skip to content

Il traduttore e l’importanza di un “profilo a T”

Progetti per il nuovo anno ne abbiamo? 🚀

Il 2019 per me è stato un anno molto faticoso, ricco di stimoli ed esperienze differenti. Ho lavorato tanto e bene, ho trovato nuovi clienti che adoro e ricevuto proposte interessanti.

Al principio di questo nuovo anno, ecco dunque il fatidico interrogativo che a ogni freelance tocca porsi: come proseguire?

Non so come funzioni per te, ma è una questione che mi mette sempre in una posizione scomoda. Mi interessano ambiti molto diversi tra loro e questo significa che, se non vi presto la dovuta attenzione, corro il grande rischio di spendere e disperdere energie su troppi obiettivi, vanificando in parte i miei sforzi.

Per farti capire cosa intendo, mi sono già appuntata oltre 15 corsi interessanti e, mentre raccoglievo informazioni approfittando della mini-pausa natalizia che mi sono presa, ho pensato bene di iniziarne due. Per rilassarmi, naturalmente.

Ma vuoi ampliare o approfondire?

Fatto sta che, mentre ero lì alla ricerca di informazioni e idee scartabellando le pagine di ogni agenzia di formazione, università o piattaforma MOOC in cui mi imbattessi, il mio compagno è venuto a chiedermi quali intenzioni avessi, “Ampliare o approfondire?”, proseguendo poi a illustrarmi il concetto della rappresentazione delle competenze.

Per spiegarla bene, userò le parole di Giulio Xhaet e Francesco Derchi (“Digital Skills: capire, sviluppare e gestire le competenze digitali”):

Immaginate di rappresentare la profondità delle vostre competenze con una barra verticale, e l’ampiezza delle vostre conoscenze con una barra orizzontale. Ecco che le competenze di un iperspecialista dedicato a un solo tema sono raffigurabili con un’unica barra verticale, mentre all’opposto un professionista generalista che conosce un po’ di tutto ma non si è mai specializzato è rappresentabile da una barra orizzontale.

Il primo conosce e sa fare molto bene una cosa sola, il secondo conosce diverse cose ma non sa fare praticamente nulla, è un jack-of-all-trades (“tuttofare”) o master of none (“esperto del nulla”), per dirla all’americana. Il primo è un I-shaped (“a forma di I”), il secondo un Hyphen-shaped (“a forma di trattino”).

Il professionista T-shaped è colui che integra queste due situazioni, possedendo almeno una competenza approfondita in un settore, ma anche conoscenze in altri ambiti.

Il “profilo a T” del traduttore

Nell’ambito della traduzione l’importanza dell’aspetto verticale del profilo a T, ovvero della profondità del sapere, viene ribadita più e più volte: occorre specializzarsi, approfondire uno o più settori. Questo tanto per differenziarsi dalla concorrenza quanto per affinare la propria offerta e offrire ai propri clienti una qualità maggiore.

Quanto spazio si dà invece allo sviluppo delle competenze orizzontali? Penso che per la figura di un traduttore siano altrettanto imprescindibili.

  • In primo luogo, perché specializzarsi non è sufficiente: occorre anche dimostrare tanta, tanta flessibilità. Cosa accadrebbe, altrimenti, se nel documento su cui stai lavorando si facesse riferimento a un settore, e dunque a una terminologia, a te estraneo? Ti è mai capitato? A me spesso, soprattutto nel settore brevettuale che è molto vario e che, per sua natura, è caratterizzato da aspetti di creatività e novità.

    Ecco dunque da dove deriva l’importanza di ampliare i propri orizzonti e aprirsi ai settori più diversi, di modo da sapersi destreggiare nelle ricerche più bizzarre.

  • In secondo luogo, perché ampliare le proprie competenze è un altro modo attraverso cui è possibile fornire un valore aggiunto (e chi mi legge, sa che è un punto su cui amo ripetermi; vedi qui, ad esempio). Credo, ad esempio, che un traduttore capace di usare un programma di impaginazione, o in grado non soltanto di tradurre una campagna pubblicitaria su Google ma anche di impostarla o, ancora, dotato dell’abilità di destreggiarsi su un CMS, possa offrire ai propri clienti qualcosa in più rispetto a un servizio standard, o sia in grado di interpretarne e anticiparne meglio le esigenze.

In conclusione, che fare?

Se ancora non hai deciso quali corsi seguire e quali passi compiere nel 2020, il mio consiglio è quello di provare a pianificare il tuo anno di formazione in anticipo, definendo a grandi linee i tuoi obiettivi non soltanto nell’ottica di un approfondimento, ma anche di un ampliamento di capacità e competenze.

Io alla fine l’ho risolta così: ho scelto di arricchire il mio profilo a T seguendo due percorsi distinti (pur restando sempre aperta a eventuali cambi di direzione o di testa lungo la via):

  • da una parte, allungherò la stanghetta verticale del mio profilo a T con alcuni corsi inerenti a settori di specializzazione di cui già mi occupo;
  • dall’altra, renderò quella stessa stanghetta un poco più cicciotta ampliando in orizzontale, ovvero proseguendo e approndendo i miei studi nell’ambito del marketing digitale (più nello specifico storytelling, campagne Facebook e Google Ads).

E tu? Quali piani pensi di seguire per continuare a formarti nel 2020?

Questo articolo ha 2 commenti

  1. Non so come hai la costanza di seguire tutti questi corsi, eppure riesci sempre a superarti. Io non saprei neanche sceglierne 3 di argomenti che vorrei approfondire, ma di quelli che hai detto mi incuriosisce lo storytelling, fammi sapere come va 😉

    1. Ciao Clyo e grazie per il commento. Certamente, ti terrò aggiornata!

      Per quanto riguarda la costanza, sfrutto da una parte il piacere e il gusto, dall’altra un po’ di rigore.

      In concreto, da una parte mi aiuta moltissimo il fatto di poter scegliere quali corsi seguire in piena libertà, seguendo quelli che sono i miei interessi e le mie inclinazioni; dall’altra li considero come parte integrante del mio lavoro e li tratto come un qualsiasi altro progetto (pur attribuendo priorità diverse).

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna su

Per iscriverti alla newsletter, fai clic qui